Narges Mohammadi, premiata con il Premio Nobel per la Pace e attivista per i diritti umani, il 23 gennaio 2025, ha tenuto un discorso virtuale rivolto alla Delegazione per i Diritti delle Donne del Senato e dell’Assemblea Nazionale Francesi. Parlando da Teheran, ha lanciato un appello urgente per un’azione internazionale decisiva al fine di criminalizzare l’apartheid di genere, inquadrando la lotta come una battaglia storica, globale e femminista.
“La lotta contro l’apartheid di genere non è semplicemente una battaglia per la liberazione delle donne dalla oppressione sistemica; è un passo essenziale per raggiungere la democrazia, la pace e la giustizia. Non si può oppressare e schiavizzare metà della società e parlare di democrazia, libertà ed uguaglianza.”
Mohammadi, che ha ricevuto una condanna a più di 36 anni di prigione, 154 frustate e 135 giorni di isolamento, è attualmente fuori dal carcere grazie a un atto di disobbedienza civile. Dopo essere stata temporaneamente rilasciata il 4 dicembre 2024 per una sospensione medica di 21 giorni, avrebbe dovuto rientrare in carcere il 25 dicembre. Tuttavia, in un atto di sfida, ha rifiutato di consegnarsi alle autorità carcerarie. Il 28 dicembre, il suo avvocato, Mostafa Nili, ha presentato una richiesta formale per un’estensione del suo congedo medico sulla base di valutazioni sanitarie indipendenti.
Il 31 dicembre, l’Organizzazione della Medicina Legale dell’Iran ha confermato la necessità di cure mediche continuative, ma la decisione finale spetta all’ufficio del procuratore. Nel frattempo, Mohammadi continua la sua attività di attivismo sfidando apertamente l’autorità del sistema giudiziario iraniano.
Repressione in Aumento: Esecuzioni e Persecuzione dei Prigionieri Politici
Durante il suo discorso, Mohammadi ha denunciato l’allarmante aumento delle esecuzioni statali e la difficile situazione delle donne prigioniere politiche, con particolare riferimento a Pakhshan Azizi e Varisheh Moradi.
“Il regime iraniano si sta vendicando delle donne per il movimento ‘Donna, Vita, Libertà’. Pakhshan Azizi e Varisheh Moradi, detenute nel reparto femminile della prigione di Evin, affrontano ora la minaccia imminente di esecuzione. Il regime usa la forca come strumento di terrore per spezzare la determinazione delle donne iraniane.”
Ha esortato il Parlamento francese, il Senato e la comunità internazionale a adottare una posizione decisa sui diritti umani in ogni negoziazione con il regime della Repubblica Islamica:
“Fate dei diritti umani un prerequisito e il punto centrale di tutte le negoziazioni. Qualsiasi negoziazione che metta da parte i diritti umani fondamentali, i diritti delle donne e le libertà civili, non fa che rafforzare l’autoritarismo religioso e indebolire la lotta del popolo iraniano per la democrazia, la libertà e l’uguaglianza.”
Nel suo intervento Mohammadi ha condannato la misoginia istituzionalizzata del regime iraniano, ha ribadito la resistenza incrollabile del popolo iraniano contro il governo autoritario e ha chiesto l’implementazione di meccanismi globali di responsabilità per perseguire gli ufficiali iraniani per crimini contro l’umanità.
Ha concluso con un urgente appello all’azione:
“Per fermare l’aumento delle esecuzioni e per ottenere i diritti umani e i diritti delle donne, mettete pressione sulla Repubblica Islamica. Compulsate i meccanismi internazionali per rendere responsabili gli ufficiali del regime, invece di normalizzare un regime responsabile di crimini contro l’umanità.”