L’accordo di cessate il fuoco a Gaza prevede il ritiro totale delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza verso i confini e l’apertura del valico di Rafah, con il completo abbandono di questa zona da parte delle forze di occupazione. Saranno garantite cure mediche all’estero per i feriti e verranno introdotti aiuti umanitari con l’ingresso giornaliero di 600 camion, sotto il patrocinio del Qatar. Per offrire rifugio temporaneo agli sfollati, saranno fornite 200.000 tende e 60.000 caravan.

Lo scambio di prigionieri rappresenta un elemento cruciale dell’accordo: verranno rilasciati 1.000 detenuti palestinesi, comprese tutte le donne e i minori sotto i 19 anni, insieme a prigionieri con pene elevate. Parallelamente, è previsto il rilascio di 33 prigionieri israeliani nella prima fase, che durerà sei settimane, seguito da negoziati per la liberazione di altri 66 detenuti.

Il piano prevede anche il graduale ritiro delle forze israeliane dal corridoio di Netzarim e dal corridoio di Filadelfia, oltre al ritorno degli sfollati nelle loro abitazioni e alla piena libertà di movimento in tutta Gaza. Saranno limitati i sorvoli militari israeliani, che saranno vietati per 8-10 ore al giorno. Sul fronte sanitario, si procederà con il ripristino degli ospedali esistenti e l’introduzione di ospedali da campo e squadre mediche.

Entro il settimo giorno, gli sfollati del sud potranno tornare nelle aree settentrionali senza controlli, mentre al ventiduesimo giorno è previsto il ritiro totale delle forze israeliane dall’asse di Netzarim, consentendo così piena libertà di movimento per tutta la popolazione. Questo accordo rappresenta un’importante iniziativa per garantire il ritorno alla normalità e la fine delle ostilità nella regione.

Dov’è l’inganno

Purtroppo non possiamo non chiederci dove sia l’inganno.
Nonostante l’annuncio di un cessate il fuoco a Gaza, le operazioni militari israeliane continuano in Cisgiordania. Il 15 gennaio 2025, un attacco aereo israeliano ha colpito il quartiere di Al-Damaj nel campo profughi di Jenin, causando almeno cinque morti, tra cui un ragazzo. Questo raid segue un’altra operazione avvenuta 24 ore prima nella stessa zona, che aveva provocato sei vittime, inclusi minori.

Questi episodi avvengono in un contesto di crescenti tensioni e repressioni da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese contro i gruppi di resistenza armata presenti nell’area. Dall’inizio del 2025, il bilancio delle vittime minorenni in Cisgiordania è salito a cinque, portando il numero totale di morti tra bambini e ragazzi a 179 dal 7 ottobre 2023.

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